Loretta Alberghina

Dicci chi sei, cosa fai nella vita di persona e nella vita di artista e come mai sei qui.

Mi chiamo Loretta Alberghina,  ho 32 anni, vengo dalla Sicilia.
Si dice così nelle trasmissioni televisive, giusto?
Sono un’educatrice professionale, ho lavorato per diversi anni presso cooperative sociali in progetti riguardanti l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati politici , richiedenti asilo e dei minori stranieri non accompagnati; adesso, reduce da una esperienza formativa in Portogallo,  sto cercando  un nuovo lavoro. Non ho “una vita di artista”,  ma sicuramente l’arte mi ha regalato sempre emozioni e mi ha accompagnato lungo il mio percorso di vita.
Per anni ho disegnato, ho giocato con i colori su diversi materiali e sperimentato tecniche diverse, poi la scoperta di uno strumento dal quale praticamente non mi sono mai separata: la penna a biro. Amo il contatto della penna sul foglio, il nero su bianco, il rumore che essa produce a contatto con il supporto sul quale disegno, adoro quando l’inchiostro finisce e la cannuccia rimane vuota. La penna è uno strumento “senza pretese”, è lì a tua disposizione e ti permette di esprimere in maniera immediata quello che hai dentro, dove e quando vuoi. I soggetti che rappresento sono in prevalenza donne con gli occhi grandi e la bocca piccola ,  in un ‘epoca in cui non ci si guarda più negli occhi e non ci si sofferma a capire l’altro, i sentimenti, le emozioni, in un’epoca in cui si interagisce in maniera virtuale e si tralasciano le sensazioni trasmesse dal contatto diretto  con l’altro.
Dal mio lavoro nel sociale, il mio dover necessariamente rapportarmi con l’altro in maniera empatica, nasce la mia arte: l’esigenza di raccontare le emozioni provate nel capire l’altro e nell’aiutarlo, il continuo specchiarmi  e riflettermi sulle vicende narrate da gente vera che ha vissuto  realtà per me solo immaginate.
Sono qui perché il vento mi ha portata qui … in Piemonte!

Presentati con un’opera d’arte del passato di qualche grande (o non grande) artista e dicci perché.

Chagall e il suo “ Uomo con la testa rovesciata”.
Vorrei “vedere un mondo nuovo”,  anche io.

La cosa che non sopporti e la cosa che ami nel mondo dell’arte.

Non sopporto l’arroganza, ma quella nel mondo in generale.
Dell’arte amo il suo aspetto “ sociale”…  l’arte permette la condivisione di pensieri, idee, immagini, visioni differenti delle cose e del mondo. Ed attraverso di essi lo scambio di idee , il confronto e la crescita culturale.
La persona o l’evento che ti ha cambiato la vita (a livello artistico).
Questa è la domanda più semplice e  alla quale tengo di più, perché mi dà la possibilità di ringraziare pubblicamente colui che chiamo “ il mio papà artistico “ : Claudio Lorenzoni.
Ci siamo conosciuti per caso in un “non-luogo”, quello virtuale , e da lì sono volata  a Torino per il suo progetto “ Small Soldiers Project”, nel 2011.  Un progetto che voleva mettere sullo stesso piano artisti già conosciuti, e quelli sconosciuti , come me.
Lui mi ha insegnato che un artista non è tale solo perché viene dal mondo accademico e delle gallerie d’arte,  mi ha incoraggiata ad esprimermi e a condividere con gli altri le mie opere,  fino ad allora rimaste nei cassetti. Da lì la spinta per fare da sola… come quando un papà ti insegna ad andare in bicicletta: all’inizio ti sostiene, poi ti sta vicino per non farti cadere, e infine ti dice ADESSO PEDALA DA SOLA !

Hai già visto Camo? Che impressione ti ha fatto?

Solo su internet.
Sembra molto tranquilla,  silenziosa. Un luogo perfetto in cui respirare a pieni polmoni e nutrirsi di immagini.

La tua opera biglietto da visita.

“Somali Girl”, una piccola tela, perché rappresenta la stretta relazione tra una problematica sociale che mi sta a cuore e la mia visione di artista.
Uno specchio della sofferenza di donne fuggite da sole, scappate da guerre, miseria e torture, rassegnate all’idea di non poter riabbracciare i loro cari perché dispersi in mare. Tutto nascosto sotto il loro khimar,l’indumento che indossano per coprire il loro corpo, la loro “armatura”, simbolo della loro fede in Dio, che le aiuta ad andare avanti.
“Inshallah”
Come Dio ha voluto.
“Inshallah!”
Se Dio vuole!
La speranza di poter ricominciare una nuova vita, nonostante i ricordi e la nostalgia di casa.

Museo a Cielo aperto. Come lo vedi il cielo sopra il progetto?

“Su di noi nemmeno una nuvola …” diceva una canzone, a parte quelle che porterò io.

Anteprima sul tuo lavoro che esporrai? 

“Nuvole Sparse”. Quindici fogli formato A4 di cartoncino riciclato,tutti a penna a biro. Ogni cartoncino è un disegno unico, a sè stante, nell’insieme un grande “puzzle” . Le nuvole collegano il mio cielo, fatto di pensieri sull’esistenza , sulla fragilità umana e sul mondo moderno che, nonostante il nostro legame viscerale con la terra, ci trasporta, come fa il vento, in una danza eterea alla perpetua ricerca  della felicità.

Cosa saresti se non avessi fatto l’artista?

L’artista non si ” fa”, lo si è o non lo si è.
Io non so se lo sono, però sento la forte esigenza di esprimermi e comunicare agli altri il mondo che vedo e che percepisco. Se non avessi questa esigenza sarei una persona diversa senza un mignolo sporco di inchiostro e una penna tra le mani

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Indirizzo: Piazza Municipio
Città: Camo
Area: Cuneo
Regione: Piemonte
CAP: 12050
Paese: Italy

+39 014 1840100
info@museoacieloapertodicamo.it
www.museoacieloapertodicamo.it
CURATORE Claudio Lorenzoni