Marco Gandino

Un paradosso inatteso: la pittura di Marco Gandino.

Malgrado le circostanze particolarmente sfavorevoli e il tragico parossismo degli avvenimenti, l’entrata in gioco delle nuove generazioni di artisti si effettua simultaneamente in Italia, come negli Stati Uniti e in Francia, con una sicurezza che pone attenzione alle nuove tecnologie, alle nuove presentazioni di opere, di oggetti e che dimostra come il livello d’informazione di preparazione dei giovani sia simile da ogni parte del pianeta. Una vera crociata a favore dell’informazione artistica, la quale conferisce all’arte che s’intensifica dappertutto in seguito all’arrivo della comunicazione attraverso il cavo ottico, il telefono (via internet), un’innegabile preminenza internazionale. La nostra epoca dispone di riproduzioni, riviste, video, film o pubblicazioni consacrate tanto ai problemi artistici quanto all’esaltazione degli scambi internazionali.
Ma esiste un paradosso inatteso: la pittura.
Alla fine di un’attenta riflessione, come testimoniano le opere di Marco Gandini, siamo giunti alle conclusioni già presentite da “gli altri”, che parlano di un’evoluzione anteriore della pittura… ritrovare, assimilare le rivoluzioni e i principi fondamentali del Cubismo, del Fauvismo o dell’Astrattismo, per riprendere i problemi dello spazio, del colore, dimenticati da venti anni di video!
Lo scrittore Camus a proposito delle ricerche definite nel 1944, che allora fiorirono: ” La tendenza non è più negare la ragione del linguaggio e allentare la briglia ai disordini, ma è di riconoscergli dei poteri, di ritornare attraverso l’assurdo o il miracolo alla sua tradizione. In altre parole, questo passaggio di pensiero è di capitale importanza per l’epoca, basata su una filosofia della menzogna e del non significato, almeno come appare al mondo, non ne consegue più un’apologia dell’istinto ma un partito preso dell’intelligenza.”
Come nell’arte di Marco Gandino, dove lo sforzo liberatorio trova così il suo prolungamento più auspicabile; è questa volontà cosciente di restaurare il potere della pittura senza niente sacrificare ad una trascrizione della 3D, della tecnologia, degli effetti speciali, che avvicinano strettamente le sue opere a dispetto della disparità dei mezzi adottati.
Un dogmatismo eccessivo non può che generare le peggiori confusioni.
Grazie alle strade aperte dal cubismo, al rifiuto della realtà fotografica, l’arte astratta ha acquisito tutte le libertà. Il suo intransigente desiderio di purezza dona un valore esclusivo alla materia pittorica e al grafismo tridimensionale. La pittura di Marco Gandino s’imparenta ai grafismi topografici, alle topografie che significano qualche cosa, che caratterizzano dei personaggi, dei paesaggi. Questa pittura è inserita anche nell’ambito delle forme geometriche ma, dentro un pensiero interamente libero e abbandonato al caso delle sue improvvisazioni. Dunque, il graffito geometrico, vale a dire il disegno istintivo, è proprio l’espressione più ricca di possibilità, poiché cosciente o no, traduce, senza sottomissione ad alcuna regola, i movimenti interiori, tanto più che non vuole essere il riflesso di una risentita percezione esteriore. Esso raggiunge un più alto livello di raffinatezza e di espressione nell’opera di Marco Gandino, arte, nella quale è difficile stabilire una distinzione tra la coscienza e l’intuizione, tra la scienza e l’istinto. Anche l’opera dipinta non cessa di crescere e di sorprendere, perché trova nel disegno, completato spesso dalla tempera, un’infinita varietà di soluzioni, attraverso le quali sfugge ai sistemi estetici e persegue l’incessante e instabile rinascita delle immagini del sogno.
Così questa pittura, quest’opera, si situa agli estremi limiti, tra quello che può ancora essere chiamato arte figurativa, e quello che già annuncia l’arte astratta della terza dimensione. Aldilà di essa si penetra in un mondo completamente inventato, sia che si tratti per l’artista di subire e di riprodurre i suoi impulsi come nel “tachisme”, sia, al contrario, che Marco Gandino obbedisca a dei ragionamenti, all’applicazione delle teorie, per giungere ad un’arte più costruita, come quella di Mondrian, Herbin, Kupka che, così impulsivi come sono nel gioco dei colori, restano malgrado tutto,  molto dominati dalla disciplina geometrica dei loro ritmi.
Questa dualità della pittura di Gandino, è abbastanza significativa per quanto riguarda l’attitudine degli artisti Italiani, che adottano raramente le soluzioni sistematiche della geometria tradizionale.
Mantenendo questo stato di equilibrio, questa pittura non corrisponde ad una forma di esitazione, ma al profondo desiderio di conservare un contatto umano con il mondo reale.
Di tutte le forme di espressione, l’arte astratta è stata, attraverso gli istinti che ha liberato, la forma di espressione che più si è avvicinata ai poeti, donando, anche a quelli che non avevano nessuna preparazione tecnica, la possibilità di tradurre plasticamente i loro sentimenti. I disegni e i guazzi sono da questo punti di cista curiosamente significativi, hanno un’acutezza opposta alla sua poesia, un’aggressività che si nasconde sotto l’ironia del suo colore… i disegni sono di un grafismo anche visibilmente angosciato e sovente più diretto delle sue pitture. Si potrebbe quasi affermare che non c’è una combinazione diretta, ma che lui si sia esercitato a trascrivere il pensiero nel disegno o l’acquarello attraverso il colore della sua pittura. Bisogna tenere conto delle pittura, delle opere che fuggono alle grandi correnti, ma che partecipano in maniera attiva alla vita artistica, attraverso delle creazioni che sono ai limiti di ciò che è convenuto d’iscrivere nella storia dell’arte.
In altre parole, noi vogliamo parlare delle pitture che animano la vita quotidiana e che sono il riflesso di mode o addirittura creazione di esse.

Sylvie Buisson – trad. Valeria Astore

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